Il Metodo
La Scuola Romana Rorschach come la maggioranza degli studiosi integra l’aspetto psicometrico con quello simbolico contenutistico, facendoli coesistere l’uno a conferma e sostegno dell’altro. In particolare il Metodo Scuola Romana Rorschach è tra quelli particolarmente strutturati e complessi, ha alle spalle un corpus teorico ormai consolidato da più di sessant’anni di applicazione e ricerche.
La Scuola è stata fondata a Roma dal Prof. Carlo Rizzo (1895-1983) nel 1938 ed è ancora oggi attiva come “Istituto Italiano di Studio e Ricerca Psicodiagnostica, Scuola Romana Rorschach”. Carlo Rizzo ha sistematizzato le siglature in un insieme preciso ed omogeneo, attraverso un’attività di ricerca portata avanti negli anni ed integrata da un continuo raffronto con le opere dei più significativi studiosi.
Il metodo si pone come proseguimento ideale dell’impostazione originaria di Hermann Rorschach. Rizzo, con i primi contributi negli anni trenta, inizia un percorso di studi coerente rispetto a quanto indicato in Psychodiagnostik da Rorschach stesso. Rimane fedele alle linee interpretative originali durante tutta la sua carriera di studioso, operarando delle integrazioni soltanto nelle aree sviluppate in modo incompiuto a causa della prematura scomparsa dell’autore. Continuano, dopo Rizzo, l’opera di studio, ricerca e formazione Patrizia Pes e Salvatore Parisi.
Il metodo della Scuola Romana Rorschach può essere definito “pluridimensionale”. Utilizzando una metafora linguistica, le lettere e le vocali che consentono di articolare un linguaggio coerente e preciso sono rappresentate dai costituenti della Siglatura, codici che fissano ed oggettivizzano le interpretazioni date, distinguendo tra Localizzazioni, Determinanti, Contenuti, Frequenze e Manifestazioni Particolari. Ogni elemento della siglatura rappresenta un tratto della personalità dell’individuo.
Nella siglatura sono previsti più elementi che traducono quanto osservato dal soggetto nelle macchie; alle parole corrispondono aspetti della personalità rintracciabili e quantificabili e la complessità dell’individuo non può che favorire la complessità e la ricchezza della siglatura.
Secondo questo metodo la fase cruciale di tutto l’esperimento Rorschach risiede nell’Inchiesta, laddove l’esperto deve chiarire in modo inequivocabile, risposta per risposta, cosa il soggetto ha visto: Contenuti e Frequenze; dove lo ha visto: Localizzazioni; perché lo ha visto: Determinanti primarie e secondarie; Manifestazioni Particolari.
La siglatura, che deriva da una Inchiesta ben condotta, viene tradotta in rapporti ed indici numerici confrontabili su base statistica con quelli medi della popolazione di appartenenza del soggetto, e su questa base predispone delle regole formali conosciute e condivise, indispensabili per una corretta psicodiagnosi
La Scuola è stata fondata a Roma dal Prof. Carlo Rizzo (1895-1983) nel 1938 ed è ancora oggi attiva come “Istituto Italiano di Studio e Ricerca Psicodiagnostica, Scuola Romana Rorschach”. Carlo Rizzo ha sistematizzato le siglature in un insieme preciso ed omogeneo, attraverso un’attività di ricerca portata avanti negli anni ed integrata da un continuo raffronto con le opere dei più significativi studiosi.
Il metodo si pone come proseguimento ideale dell’impostazione originaria di Hermann Rorschach. Rizzo, con i primi contributi negli anni trenta, inizia un percorso di studi coerente rispetto a quanto indicato in Psychodiagnostik da Rorschach stesso. Rimane fedele alle linee interpretative originali durante tutta la sua carriera di studioso, operarando delle integrazioni soltanto nelle aree sviluppate in modo incompiuto a causa della prematura scomparsa dell’autore. Continuano, dopo Rizzo, l’opera di studio, ricerca e formazione Patrizia Pes e Salvatore Parisi.
Il metodo della Scuola Romana Rorschach può essere definito “pluridimensionale”. Utilizzando una metafora linguistica, le lettere e le vocali che consentono di articolare un linguaggio coerente e preciso sono rappresentate dai costituenti della Siglatura, codici che fissano ed oggettivizzano le interpretazioni date, distinguendo tra Localizzazioni, Determinanti, Contenuti, Frequenze e Manifestazioni Particolari. Ogni elemento della siglatura rappresenta un tratto della personalità dell’individuo.
Nella siglatura sono previsti più elementi che traducono quanto osservato dal soggetto nelle macchie; alle parole corrispondono aspetti della personalità rintracciabili e quantificabili e la complessità dell’individuo non può che favorire la complessità e la ricchezza della siglatura.
Secondo questo metodo la fase cruciale di tutto l’esperimento Rorschach risiede nell’Inchiesta, laddove l’esperto deve chiarire in modo inequivocabile, risposta per risposta, cosa il soggetto ha visto: Contenuti e Frequenze; dove lo ha visto: Localizzazioni; perché lo ha visto: Determinanti primarie e secondarie; Manifestazioni Particolari.
La siglatura, che deriva da una Inchiesta ben condotta, viene tradotta in rapporti ed indici numerici confrontabili su base statistica con quelli medi della popolazione di appartenenza del soggetto, e su questa base predispone delle regole formali conosciute e condivise, indispensabili per una corretta psicodiagnosi.
La Scuola Romana Rorschach in sintesi considera il Test come una Tecnica di Indagine della Personalità, attendibile, puntuale, raffinata e complessa. La prova Rorschach è intesa come una tecnica pluridimensionale e lo studio del materiale fornito dal soggetto è condotto seguendo diversi approcci metodologici e diversi modelli teorici di riferimento che nell’esperimento Rorschach trovano straordinarie convergenze.
Nel suo approccio interpretativo,il metodo abbraccia quindi più modelli teorici di riferimento e non considera lo strumento Rorschach assoggettabile ad un’unica teoria.
Gli studi e le ricerche promosse dall’Istituto sono orientati verso le diverse dimensioni che compongono il vasto universo interpretativo che investe il Rorschach stesso
Il primo approccio interpretativo al Rorschach è senza dubbio quello che si riferisce alla dimensione psicometrica ovvero allo studio delle siglature, indici, percentuali e medie, che compongono lo Specchio dei Computi o Psicogramma.
La Scuola Romana Rorschach ha, sin dalle sue origini, attribuito la massima importanza allo studio delle siglatura considerandolo la base irrinunciabile della psicodiagnostica Rorschach.
Nel tempo, il Metodo ha integrato i contributi più significativi della letteratura internazionale Rorschach: gli studi di Binder sul chiaroscuro, quelli di Piotrowski sui movimenti, di Loosli Usteri sugli Choc, gli studi di Klopfer, Silveira, Beizman, Beck, Bohm e di tanti altri studiosi contemporanei quali Exner negli Stati Uniti e Passalacqua in America Latina.
In quasi settanta anni di studi e ricerche il Metodo si è raffinato ed evoluto, garantendo stabilità, sicurezza e puntualità al referto psicodiagnostico.
Tra gli ultimi significativi aggiornamenti al metodo, si ritiene di particolare interesse il sistema di classificazione delle Manifestazioni Particolari divise in tre livelli e l’organizzazione dei Contenuti in otto diverse categorie con specifico valore psicodiagnostico. Questi aggiornamenti al sistema di siglatura si sono rivelati di grande ausilio, in particolare nel contesto clinico per la diagnosi differenziale e per le valutazioni prognostiche.
Consente di integrare la diagnostica Rorschach dei significati e rilevanze che riguardano la psicologia del profondo di matrice psicoanalitica.
L’Istituto riconosce lo straordinario apporto offerto alla pratica Rorschach dai numerosi studiosi di cultura psicoanalitica che hanno valorizzato l’importanza, nel contesto psicodiagnostico, dello studio dei Contenuti delle interpretazioni fornite dal soggetto, delle Risposte di tipo Simbolico e delle Risposte Complessuali.
I Contenuti esprimono il mondo delle idee, degli interessi e dei valori del soggetto esaminato; il significato simbolico riconoscibile in alcune interpretazioni rivela spesso le dimensioni psicologiche più profonde legate a conflitti, fissazioni, manie, desideri e tendenze più o meno nascoste dell’animo umano.
Le Risposte Complessuali, di alto valore proiettivo, esprimono spesso la natura soggettiva e personale delle emozioni più profonde. Questa dimensione di studio del referto Rorschach, quando sostenuta ed oggettivata dai dati psicometrici dello Specchio dei Computi, consente agevolmente all’esaminatore esperto di valutare il grado di rimozione, l’efficacia delle difese e le risorse psichiche disponibili del soggetto in esame.
La dimensione interpretativa legata alla gestalt di ciascuna Tavola, è in rapporto diretto con la struttura stessa di ciascuna Macchia. Lo studio prende in considerazione le siglature fornite dal soggetto per ciascuna area della macchia, in rapporto alle frequenze statistiche delle stesse su quell’area, stabilite su campioni di soggetti normali e patologici.
Ai fini psicodiagnostici questo significa valutare le siglature presenti in un Protocollo, anche in rapporto all’area interpretata. Ad esempio, una risposta cinestesica umana fornita in una Tavola che risulta statisticamente povera di risposte di movimento umano (come la Tavola V in cui il soggetto interpreta il “Volo di Icaro”), ha indubbiamente un peso diagnostico differente da una cinestesia fornita alla Tavola III che riguarda le solite figure umane.
Così una risposta a contenuto sessuale a Tavola V, che per sua natura non facilita affatto interpretazioni sessuali, avrà un peso differente rispetto ad una risposta sessuale fornita a Tavola VI, indicata già da Rorschach come la Macchia in cui più frequentemente si riscontravano contenuti sessuali. Tale studio si rivela particolarmente interessante ai fini psicodiagnostici quando lo si rapporta anche alle qualità formali delle risposte fornite dal soggetto.
Un’ altra dimensione interpretativa di particolare interesse riguarda l’analisi delle risposte in rapporto al valore simbolico, contenutistico ed evocatore di ciascuna Tavola.
Anche questo studio del Protocollo Rorschach è supportato da osservazioni meramente empirico statistiche che molti studiosi, a partire dallo stesso Rorschach, hanno rivelato dall’analisi dei loro campioni. Rispetto al valore simbolico ed al carattere evocatore delle Macchie, non vi sono infatti significative divergenze da parte degli autori che hanno trattato la materia.
Lo studio riguarda il tipo e la qualità delle interpretazioni fornite dal soggetto in rapporto alla problematica evocata da ciascuna Tavola.
Ulteriori aspetti che meritano un approfondimento per la valutazione psicodiagnostica sono legati allo studio:
- della consecutio temporum delle interpretazioni, ovvero dell’organizzazione percettivo associativa condotta Tavola per Tavola,
- delle Prove Supplementari,
- delle eventuali differenze tra ciò che il soggetto ha interpretato durante la Raccolta e quanto invece dichiarato al momento dell’Inchiesta,
- sul significato dell’eventuale assenza delle “risposte attese”
- dell’analisi del comportamento del soggetto durante la Prova
- della dinamica transferale tra esaminatore e soggetto.
In fine l’idea propria della Scuola Romana Rorschach rispetto alla disciplina Rorschach può essere ben sintetizzata con questo assioma:
la capacità investigativa del Rorschach è in rapporto diretto con due fattori; il primo riguarda la competenza e l’esperienza dell’esaminatore, il secondo il Metodo di Siglatura seguito.
Il Materiale: le Tavole di Rorschach sono dieci; originariamente ne erano state scelte circa una quindicina ridotte poi a dieci per motivi di economia editoriale: cinque monocromatiche (grigie); due bicromatiche (rosse e grigie); e tre policromatiche, tutte simmetricamente disposte rispetto ad un immaginario asse centrale.
La scelta di Rorschach di usare macchie simmetriche derivò dalla volontà di renderle più semplici e quindi più facilmente interpretabili globalmente. Come aveva già avuto modo di verificare proponendo Tavole non simmetriche, voleva evitare che il soggetto le liquidasse definendole appunto una “macchia di inchiostro”.
Successivamente altri studiosi : Behn-Eschemburg insieme allo stesso Rorschach; Drey- Fucs; Kataguchi; Parisi- Pes hanno messo a punto nuove serie di macchie definite Parallele consentendo così di eseguire un re-test immediato sullo stesso soggetto o di condurre l’indagine anche con eventuali simulatori, istruiti in precedenza su come rispondere al Test.
Le Tavole furono denominate Be-Ro (1941), Fu-Ro (1958), Ka-Ro (1963), Parisi-Pes(1989)
Nella prima fase della somministrazione, durante la Raccolta spontanea delle interpretazioni, le Tavole vengono consegnate al soggetto una per volta secondo l’ordine stabilito.
Presentando la prima Tavola lo si invita a descrivere tutto ciò che la figura gli suggerisce e gli evoca,tutto quello che secondo lui la “figura” potrebbe essere o potrebbe rappresentare, sottolineando che non vi sono limiti di tempo e che qualsiasi cosa può essere vista in quanto non esistono risposte giuste o sbagliate.
Durante questa fase, l’esaminatore trascrive fedelmente ogni parola del soggetto e prende nota anche di ogni suo particolare atteggiamento.
Una volta completata la Raccolta delle risposte, si passa ad una appendice della Raccolta stessa, non prevista da tutti i metodi, nella quale si sottopone il soggetto ad una serie di Prove Supplementari, ovvero una serie di rapide prove nelle quali ad esempio, si invita il soggetto a dare un titolo a ciascuna macchia; gli si chiede di indicare le Tavole che preferisce, prendendone nota insieme ad eventuali commenti; lo si invita a dire, secondo il proprio giudizio, qual’è la Tavola più simpatica e quale più antipatica; lo si invita infine a realizzare una serie ordinata delle Tavole partendo da quella che considera più simpatica, fino all’ultima, la più antipatica.
Terminata la fase della Raccolta, si passa alla fase definita Inchiesta che consiste nel porre al soggetto una serie di domande finalizzate alla comprensione di tutti gli elementi che hanno concorso a determinare ogni singola risposta.
Condotta questa indagine, il setting del Test è terminato ed inizia la parte prettamente tecnica dello spoglio dei dati.
In questa fase l’esaminatore vaglia ogni risposta che trasformerà, grazie alle informazioni ricavate nel corso dell’Inchiesta, in una serie di simboli convenzionali. Questa operazione viene chiamata Siglatura.
La siglatura prevede cinque differenti categorie: i Modi di Comprensione o Localizzazioni, le Determinanti, i Contenuti, le Frequenze e le Manifestazioni Particolari.
Il primo gruppo riguarda la porzione di macchia interpretata, il secondo considera quali elementi delle macchie ne hanno permesso la genesi, il terzo ne designa il contenuto, il quarto la loro frequenza statistica, ed il quinto le eventuali descrizioni, commenti, vissuti, rilievi, atipicità interpretative e fenomeni di turbamento espressi nei confronti della Tavola o di ciò che il soggetto vi ha interpretato.
La tecnica di siglatura, pur restando saldamente ancorata alle prime siglature proposte da Rorschach,si è andata negli anni arricchendo di nuove categorie identificate già dai primi studiosi del reattivo che approfondirono l’indagine sulle interpretazioni delle macchie: Morgenthaler, Loosli-Usteri, Binder, Bohm, Piotrowski, Klopfer, Rizzo.
Tradotte in sigle tutte le interpretazioni, viene compilato un tabulato riassuntivo: Specchio dei Computi o Psicodramma, dove ogni sigla viene opportunamente incasellata e tradotta in una serie di indici e rapporti che sono alla base dell’interpretazione psicometrica del Test.
L’integrazione di questi dati permette così una serie di valutazioni che in sintesi danno la comprensione della struttura della personalità del soggetto in esame e del suo funzionamento dinamico.
Nell’ambito dell’analisi sulle facoltà intellettive, una serie di dati e di rapporti consente una valutazione sia quantitativa sia qualitativa dell’intelligenza.
La valutazione quantitativa si basa sulla sintesi determinata dalla valutazione di più aspetti: rapidità associativa (la velocità dei processi di percezione, associazione e sintesi, che nella dinamica del Test si traducono nelle risposte), chiarezza dei nessi associativi, produttività immaginativa, capacità creativa, elasticità mentale e ricchezza di interessi, rapporto tra ambizione e capacità di realizzarla, possibilità di soluzione di problemi nuovi.
Per afferrare a pieno il contenuto investigativo del Test in tutta la sua ricchezza, va costantemente tenuto presente che l’oggetto che stimola le interpretazioni è costituito da macchie informi per cui per ogni singolo soggetto si avranno risposte uniche.
Il Test di Rorschach si può quindi somministrare a qualsiasi età (dai due anni e mezzo in poi) ed a qualunque soggetto a prescindere dalla sua estrazione sociale e/o culturale.
Le interpretazioni rappresentano la realtà psicologica dell’individuo e permettono valutazioni che designano una tipologia diversificata di strutture intellettive. E’ possibile identificare e distinguere i seguenti tipi di intelligenza ed attitudine:
L’intelligenza teorico astratta, fondata su un’acutezza percettiva particolare dei recettori a distanza (talento di osservazione), permette al soggetto di elaborare delle associazioni astratte; è l’attitudine al pensiero teorico concettuale, al cosiddetto linguaggio interiore. La produttività intellettuale sistematica rappresenta l’attività tipica di questo tipo di pensiero.
L’intelligenza pratica, legata alla realtà, si fonda prevalentemente su esperienze tattili e cinestesiche ed è la capacità di elaborazione motoria e materiale in rapporto con il pensiero pratico. L’attività di questo tipo di intelligenza è la produzione efficace e concreta, il lavoro di costruzione, per quanto essa operi su un materiale percettibile. Il pensiero pratico è legato ai problemi più realistici della vita quotidiana.
L’intelligenza tecnica ha tutte le caratteristiche di quella pratica, in più sviluppa maggiormente l’abilità costruttiva ed il rigore logico nel campo delle invenzioni.
L’attitudine estetica intuitiva poggia su una plasticità speciale delle rappresentazioni da cui scaturisce il pensiero.
Questi tipi di attitudini che si distinguono le une dalle altre nel Test di Rorschach, richiamano adeguatamente la classificazione in attitudini intellettuali (basate sui concetti), attitudini materiali (basate sui fatti) e attitudini spirituali (basate sulle rappresentazioni).
Per quanto riguarda l’indagine sulla sfera affettiva, l’interpretazione formale ne consente una dettagliata analisi e descrizione.
Questa valutazione riesce a dirigersi sia sui processi affettivi più periferici sia su quelli più profondi. Ovvero sia su quei dinamismi che provocano comportamenti, in linea di massima coscienti che il soggetto manifesta, quasi automaticamente, di fronte alle sollecitazioni esterne; sia su quei dinamismi che sfuggono in parte alla coscienza e che si possono considerare più primitivi in quanto legati agli istinti.
E’ possibile, quindi, comprendere il livello di stabilità o di instabilità emotiva, l’autocontrollo, l’adattamento e l’inibizione.
Ricaviamo informazioni sulla forza o debolezza dei sentimenti del soggetto, sulla intempestività o irruenza delle sue espressioni affettive che consentono di conoscere il grado di adattamento nei confronti dell’ambiente e dei rapporti interpersonali. Il tipo di relazioni oggettuali costruttive od aggressive, il grado di sicurezza o di ansia, di euforia o malinconia.
Quello che conferisce alla prova Rorschach l’attendibilità, consiste nel fatto che nell’esperienza dell’interpretare macchie informi il soggetto reagisce affettivamente in modo autentico, superando quelle che sono le barriere coscienti di controllo. In altre parole, le indicazioni sulle risonanze affettive dell’esaminato non rispecchiano, come spesso avviene nei questionari, l’immagine che egli ha della propria affettività, bensì il suo modo reale di vivere le emozioni.
Il Parallelo al Rorschach di Parisi – Pes
Le Tavole parallele Parisi-Pes, frutto di un paziente ed indefesso lavoro durato quindici anni, rappresentano la concretizzazione del tentativo, operato dalla Scuola Romana Rorschach, di trovare la soluzione più idonea ad un delicato problema che affligge l’applicabilità del Test di Rorschach.
Coloro che utilizzano il Reattivo, infatti, si trovano sovente alle prese con l’handicap di non potersi avvalere di una serie di Tavole che sostituiscano in maniera adeguata quelle originali in tutti quei casi in cui queste non possano essere utilizzate. Più precisamente l’impiego delle Tavole Rorschach appare non opportuno in due condizioni specifiche e differenziate.
La prima di esse si realizza allorché si debba somministrare la Prova allo stesso soggetto: parliamo a tal proposito di re-test . Ciò che rende inaffidabile ai fini diagnostici questa nuova somministrazione discende da processi di apprendimento e memorizzazione, con ogni probabilità ingenerati in chi ha già ricevuto il Reattivo. Il Rorschach risulta essere un’esperienza del tutto particolare, talmente carica di significati e vissuti emotivamente intensi, da non poter essere “metabolizzata” e quindi dimenticata con facilità.. A nostro avviso, forse qualcosa di questo vissuto rimarrà comunque impresso nel nostro soggetto, in maniera tale da compromettere la validità dell’eventuale re-test e i risultati in base ad esso ottenuti. Dobbiamo ritenere che le interpretazioni più stimolanti e dotate di significato per l’esaminato vengano in qualche maniera immagazzinate nel suo apparato psichico e di conseguenza, allorché egli si trovi di fronte alla stessa provocazione percettiva, tornino ad esprimersi concettualmente, indipendentemente dalle espressioni verbali usate le quali, comunque, in alcuni casi risultano essere del tutto simili. Spesso la persona è consapevole di ricordare e così possiamo annotare commenti del genere: “Questo è lo stesso pipistrello che ho visto l’anno scorso”, oppure “Come già ebbi modo di dire, i bambini stanno giocando tra di loro”, fino ad arrivare allo sconsolante “Ma perché mi fa vedere le stesse figure della volta precedente? Cos’è? Una prova di memoria?” . E’ evidente, quindi, che in casi del genere, salvo voler rinunciare a tutti i preziosi contributi che il Rorschach fornisce, trovi ideali condizioni di applicabilità l’utilizzazione di Tavole aventi le stesse caratteristiche fondamentali di quelle originali.
Peraltro, sul concetto di re-test pesano ulteriori considerazioni ad esso intrinseche, ragion per cui non è un caso che in relazione a tale condizione non si registri concordanza di vedute fra le Scuole rorschachiane. Così, mentre alcuni studiosi non ammettono nemmeno la fattibilità del re-test, essendo categorici nell’escludere il senso e la possibilità concettuale di sottoporre due volte la stessa persona al Rorschach, altri al contrario reputano il Rorschach stesso come il suo migliore Parallelo ed infine altri ancora suggeriscono un determinato intervallo temporale relativo alla situazione re-test. La Scuola Romana Rorschach propone, per esempio, un periodo di almeno due anni il quale, tuttavia, vale come orientamento di massima visto che, non di rado, in sede di re-test, abbiamo avuto occasione di riscontrare soggetti che, anche a maggiore distanza di tempo, conservavano una memoria sufficientemente precisa delle proprie percezioni ed emozioni esperite in sede di prima somministrazione.
L’altra condizione che rende pressocché necessaria l’introduzione di un Parallelo è costituita dall’eventualità che il soggetto sia stato, più o meno nascostamente, addestrato a fornire o a non fornire determinate risposte, in maniera da incanalare il responso psicodiagnostico su binari a lui favorevoli. Attualmente il Rorschach è adoperato con sempre maggiore frequenza in settori qualificati quali quello delle perizie legali (pensiamo all’affidamento di un minorenne o ad un eventuale “quaestio” di infermità mentale in reati più o meno gravi) e quello della selezione del personale all’interno del contesto aziendale. Come non dubitare quindi che, vista l’importanza della posta in gioco, qualcuno, dotato magari di una certa “infarinatura” rorschachiana, si possa prendere la briga di barare rivelando anzitempo al giocatore regole e carte: fuori di metafora, come escludere che persone poco serie e prive di scrupoli non suggeriscano al soggetto interpretazioni e condotta durante il Test, atte ad indirizzare l’esito dello stesso verso i propri “desiderata”? Ora, poter usufruire di Tavole che ripropongano lo stesso tipo di stimolazione fornito da quelle originali – senza per altro essere copie conformi delle stesse – renderebbe vane e smaschererebbe le direttive impartite dal furbo di turno.
COME COSTRUIRE UNA SERIE PARALLELA
Il primo a parlare di serie parallele al Test di Rorschach e a sottolinearne l’importanza è proprio l’ideatore del Reattivo, Hermann Rorschach. Lo psichiatra svizzero, nell’opera che illustra il significato e la sostanza della metodica da lui messa a punto – Psychodiagnostik (Rorschach H., 1921; tr. it. 1981) – , lascia intendere a chiare note come egli, nel presentare alla comunità scientifica la sua serie di Tavole, prospetti un metodo d’indagine della personalità suscettibile di essere organizzato anche in altre figure, strutturalmente affini a quelle originali. Detto in altri termini, ciò che appare centrale nel lavoro di Hermann Rorschach è l’ideazione di un metodo di valutazione psicodiagnostica basato sull’interpretazione di macchie di inchiostro. Tale metodo può esprimersi, com’è ovvio, nella serie realizzata da Rorschach stesso, ma può anche essere concepita in macchie analoghe le quali, nella loro strutturazione, ripropongano alcuni principi gestaltici basilari. In realtà, Rorschach non dedicò troppo spazio al problema della costruzione di Macchie parallele, non avendone probabilmente valutate a pieno difficoltà e complessità. Come infatti avremo subito modo di vedere più in dettaglio, pochi furono i suggerimenti che egli fornisce a chi si accinga all’impresa di realizzare una serie parallela.
Dunque, l’esigenza di avere a disposizione e perciò di utilizzare più serie parallele può esser ricondotta alle considerazioni che, già alle origini della lunga storia del Test, Hermann Rorschach aveva impostato in Psychodiagnostik (ibidem). Tale bisogno scaturisce, secondo l’Autore, dalla possibilità di intervento di fattori di “memoria conscia e inconscia” (ibidem) nei casi in cui si renda necessaria la ripetizione della prova con lo stesso soggetto, utilizzando il medesimo strumento di indagine (ovverossia la stessa serie di Tavole) : concreti, infatti, sarebbero i rischi di scarsa validità dei risultati. La soluzione, secondo Rorschach, sarebbe quella di mettere a punto figure analoghe a quelle originali che di queste rispettassero le caratteristiche ma che, nello stesso tempo, fossero da esse diverse. Queste nuove figure andrebbero realizzate secondo il consueto sistema di far cadere dell’inchiostro su fogli di carta, poi ripiegati in due. Da un ampio numero di queste macchie si opererebbe una scelta in favore di quelle più rispondenti alla configurazione delle Tavole originali. Esse andrebbero sottoposte a una sorta di esame preliminare che accerti la loro idoneità ad essere percepite, da molti soggetti, come qualcosa di diverso da semplici macchie di inchiostro. Successivamente, si imporrebbe l’importante fase della taratura, attraverso l’utilizzazione di soggetti normali (cioè, non portatori di qualche tipo di psicopatologia), caratterizzati da differenti livelli di intelligenza ed istruzione. A questo punto Rorschach suggerisce una serie di regole che permettono di verificare il grado con cui le Tavole di nuova concezione siano capaci di sostenere il ruolo di quelle normali. Innanzitutto egli cita la capacità, da parte delle figure, di elicitare risposte di movimento e di colore, nonché la loro idoneità a ispirare interpretazioni globali e intramaculari; a questi criteri va aggiunto quello imperniato sul numero di risposte fornite. Tutti questi fattori dovranno esprimersi in misura analoga nelle due serie, a testimonianza della loro similitudine. In secondo luogo l’Autore enuncia alcune caratteristiche specifiche di determinate Tavole della serie normale, le quali caratteristiche ci si aspetterà che appaiano anche nella serie parallela. La Tavola I delle due serie dovrebbe permettere l’espressione di un numero rapportabile di risposte di Forma e di Movimento. Le due Tavole V corrispondenti dovrebbero evidenziare entrambe una struttura di facile decodifica percettiva. Le due Tavole VII dovrebbero mostrare un dettaglio intramaculare gestalticamente significativo, senza peraltro esserlo troppo. L’Autore raccomanda, infine, di non rendere le nuove figure irregolari e complicate più del dovuto, perché altrimenti verrebbero difficoltate le operazioni di conteggio. E a conclusione del breve paragrafo dedicato in Psychodiagnostik alla questione delle Tavole parallele, Hermann Rorschach si limita ad annotare: “La produzione di queste serie parallele, secondo la mia esperienza, non è così difficile e lunga come può apparire a prima vista.” (ibidem).
In realtà, come ha dimostrato una lunga esperienza in materia, la messa a punto di un Parallelo risulta essere alquanto più laboriosa di quanto lo stesso Rorschach potesse all’epoca supporre (Parisi S., Pes P., Capri P., Cupini F., L’Imperio A., Fiumara R., Caporali M.; 1985; v. Pubblicazioni e Lavori della Scuola Romana Rorschach sulle Macchie Parallele Parisi-Pes). In effetti, dagli anni venti fino ai giorni nostri, una gran congerie di studi sul Rorschach ha permesso di sviluppare tutta una serie di riflessioni sui significati gestaltici che le diverse Tavole del Test propongono e che vanno al di là delle intuizioni, peraltro geniali, espresse originariamente dallo stesso Hermann Rorschach. In particolare, nel corso del tempo si è dedicata attenzione alle peculiari caratteristiche strutturali e cromatiche che definiscono e rendono unica ciascuna delle dieci macchie del Reattivo. Proprio in virtù di queste specificità gestaltiche, ogni Tavola vede delinearsi una propria “personalità” che la rende inconfondibile rispetto alle altre e determina nel soggetto interpretante una serie di emozioni e di richiami ideativi del tutto tipici. Conseguentemente, un Parallelo dotato di significato dovrebbe riproporre, per ciascuna macchia, la medesima personalità strutturale della Tavola Rorschach omologa, in maniera tale da elicitare in chi la interpreta analoghi processi percettivi ed emozionali.


SERIE PARALLELE PRECEDENTI
Non poche sono le serie di Macchie costruite con lo scopo di fungere da Paralleli del Test di Rorschach. Noi prenderemo più dettagliatamente in esame quelle che hanno trovato una maggiore diffusione e risonanza scientifica, ossia le Tavole definite comunemente Be-Ro, Fu-Ro e Ka-Ro. Meritano tuttavia una menzione anche altre serie che nel corso del tempo hanno portato un significativo contributo al tema in esame. Tra queste ricordiamo innanzi tutto le realizzazioni di G. A. Roemer (1938), M. R. Harrower e M. E. Steiner (1945, 1949) e ancora Harrower (1966).
In un’ottica particolare si pone il lavoro di M. Schachter, autore dello “Scha-Ro”, una raccolta di dieci Tavole somministrabili, secondo l’ideatore, a soggetti particolari quali inibiti, deboli di mente, o persone esaminate in condizioni peritali. La singolare caratteristica di questa serie è costituita dal fatto che le Tavole in questione, definite dall’autore “personali”, vengono di volta in volta approntate dallo psicologo stesso, non richiedendo quindi una preparazione “industriale” e la relativa standardizzazione. Tale serie non viene proposta come vero e proprio re-test al Rorschach (così come avviene per gli altri Paralleli fino ad ora citati), bensì come strumento da adoperare immediatamente prima o dopo la somministrazione delle Tavole originali, esclusivamente al fine, rispettivamente, di sbloccare i soggetti con un più o meno accentuato stato di inibizione e di raccogliere ulteriori informazioni in protocolli risultati scadenti alla Prova. Lo stesso Schachter, tra l’altro, già nel 1950 aveva proposto come rapida tecnica di controllo il cosiddetto “micro-Rorschach”, versione delle Tavole originali ridotte ad un terzo delle loro dimensioni. A nostro avviso, le innovazioni apportate dall’Autore in relazione sia alle Tavole personalizzate che al micro-Rorschach si allontanano decisamente dallo spirito che dovrebbe supportare la costruzione di Tavole parallele dotate di significato e, come tali, rimangono pertanto un po’ ai margini del concetto di autentico parallelismo.
In una categoria a parte possono poi essere posti altri Reattivi che, pur prendendo spunto dall’impostazione logica del Test di Rorschach, se ne differenziano per sostanziali caratteristiche.
In primo luogo vale la pena ricordare l’“Holtzman Inkblot Technique” di W. H. Holtzman (1961), denominato più brevemente “HIT”. Su tale Test un ampio e approfondito inquadramento è presentato da L. Boncori (1993) alla quale, pertanto, sia pure succintamente, ci rifacciamo. Attraverso l’HIT, Holtzman si propone di mettere a punto un mezzo di indagine della personalità che si rifaccia alla tecnica e alla metodologia del Test di Rorschach, ma che ne costituisca altresì una versione di genere più “oggettivo” e “affidabile”. L’HIT si compone di una serie di quarantacinque macchie d’inchiostro, non tutte simmetriche, dall’organizzazione cromatica spesso differente rispetto alle Tavole di Rorschach. Ulteriori differenziazioni si riscontrano altresì nella tecnica di somministrazione, nonché nel sistema di elaborazione del referto. In relazione alla prima, poniamo l’accento sulla richiesta di fornire non più d’una interpretazione per ciascuna Tavola e su una particolare Inchiesta che si articola in una serie di tre domande determinate. La siglatura delle interpretazioni, invece, procede attraverso l’utilizzazione di ventidue indici, alcuni riferiti ai classici raggruppamenti di siglatura del Rorschach quali Modo di Comprensione, Determinante, Contenuto, Frequenza ecc., altri introdotti ex novo e relativi a fattori psicologici diversi. Risulta chiaro in ogni caso come, anche nei propositi dell’Autore, l’HIT non sia annoverabile tra le serie parallele al Rorschach, bensì debba essere inteso come un procedimento d’indagine della personalità specifico e a se stante al quale, peraltro, la comunità scientifica ha riservato ampi consensi (24).
Considerazioni analoghe possono essere svolte per le macchie denominate “Somatic Inkblot Series” (S.I.S.), realizzate da W. A. Cassell (1969, 1980) e successivamente edite anche nel nostro Paese (1989). Anch’esse, come quelle di Holtzman, tengono conto ben poco delle caratteristiche fondamentali delle Tavole Rorschach. In particolare le S.I.S. (Boncori L., ibidem) si distinguono per essere in numero di venti, per esprimere cromatismi limitati alla gamma di nero, rosso e grigio e per esibire un’organizzazione formale semistrutturata, atta a fornire in ogni Tavola, stimoli a contenuto anatomico. Obiettivo prevalente che detto Test persegue è quello di monitorare la percezione corporea dei soggetti ad esso sottoposti.
Nella stessa maniera delle due serie precedenti anche quella dell’ “Howard Inkblot Test”, costituita da dodici Macchie e pubblicata nel 1953 da J. W. Howard (1953a), non può essere ritenuta, per la struttura che la contraddistingue (ad esempio l’estensione delle Macchie), una precisa serie parallela al Rorschach, come sottolineato fra l’altro dallo stesso Autore che infatti definisce la sua creazione “un metodo diverso da quello del Rorschach”. Secondo Howard, il Reattivo da lui elaborato permetterebbe, rispetto al Rorschach, “un maggior numero di risposte determinate dal chiaroscuro, una più alta percentuale di cromestesie, un diverso rapporto C, CF, FC, più risposte di movimento e meno risposte a contenuto animale”. (Howard J. W., 1953b) Paradossalmente, queste stesse caratteristiche del Test determinano, a detta dell’Autore, “una maggiore sensibilità diagnostica” dello strumento. Una riprova del non esatto parallelismo tra Rorschach e Howard Test ci viene da uno studio sperimentale effettuato nel 1956 da F. Ferracuti e G. B. Rizzo i quali vi evidenziano nette differenze fra i due gruppi di Tavole.
I due ricercatori italiani, in relazione ai soggetti della loro indagine, trovano nell’Howard rispetto al Rorschach:
- un maggior numero di risposte;
- un minor numero di risposte globali;
- un minor numero di risposte cinestesiche umane e ancor più di interpretazioni di movimento animale;
- meno risposte FC e al contrario più CF e C;
- un maggior numero di risposte-colore nel loro complesso;
- un maggior numero di interpretazioni di colore acromatico e di risposte di chiaroscuro, specie di superficie;
- una gamma di Contenuti ben più ampia;
- una quantità di risposte zoologiche nettamente inferiore;
- un Tempo di Latenza, in media, nettamente più lungo.
Tali rilievi appaiono in linea con i dati forniti, nella presentazione della sua opera, da J.W. Howard (ibidem b), fatta eccezione per le risposte di movimento umano che invece l’Autore riferisce presenti in maggior numero nel proprio Reattivo.
Una citazione a parte merita, infine, la serie di Macchie messa a punto da H. Zulliger e conosciuta col nome di “Zulliger-Test” (distribuita in Italia dalla “O. S. Organizzazioni Speciali” di Firenze). Essa si compone di tre Tavole, la prima delle quali grigio-scura, la seconda policromatica, la terza rossa e nera. Alcuni studiosi hanno, a nostro avviso impropriamente, considerato ed utilizzato lo Z-Test come un Parallelo del Reattivo di Rorschach.
Secondo il nostro punto di vista, peraltro confortato dalle premesse teoriche delle stesso Rorschach relative alla costruzione di Macchie parallele, il lavoro di Zulliger non può essere visto come una serie parallela a tutti gli effetti per la semplice quanto evidente ragione che risulta constare di tre sole Tavole ; diversamente, esso va considerato come l’espressione di un’adeguata utilizzazione della Tecnica rorschachiana, soprattutto in relazione a somministrazioni ed indagini di tipo collettivo.
Le Macchie di Zulliger, proprio per questa loro finalità di Test di gruppo, vennero inizialmente organizzate e presentate sotto forma di diapositive (nell’edizione di Huber, Berna; 1948)
Lo spunto all’elaborazione della serie fu dato all’Autore in conseguenza dell’esigenza maturata dagli psicologi delle forze armate svizzere di disporre di un Reattivo che fosse in grado di operare una selezione, efficace e soprattutto in tempi brevi, di personale militare (26). L’utilizzazione collettiva del Test si estese poi ubiquitariamente in tutto il mondo in contesti oltre che militari anche civili. In particolare, un campo d’indagine in cui esso ha da sempre riscosso rilevante successo è quello relativo alla selezione aziendale. Nel 1954, poi, il Test venne edito, sempre da Huber, anche sotto forma di Tavole, al fine di una somministrazione questa volta individuale.
Tuttavia, nonostante così significativi presupposti di utilizzazione del Reattivo e malgrado un’ampia produzione di ricerche e pubblicazioni in merito, lo sviluppo teorico e applicativo dello Z-Test sembra almeno parzialmente frenato dalla mancanza a tutt’oggi di uno studio quantitativo generale ed organico. Infatti le ricerche che grazie allo Z-Test hanno visto la luce da una parte sono state concepite all’interno di campioni eccessivamente omogenei e specifici, dall’altra non appaiono opportunamente comparabili tra loro in quanto condotte con setting di somministrazione e sistemi di siglatura diversi i quali, conseguentemente, hanno portato a dissimili organizzazioni di psicogrammi.
A questo proposito l’Istituto Scuola Romana Rorschach ha di recente inserito nel proprio programma di ricerca una serie di studi che si imperniano proprio sulle Macchie di Zulliger. I primi risultati cui si è pervenuti sono rappresentati dalla messa a punto di un programma computerizzato per l’elaborazione dello “Specchio dei Computi Zulliger” e per l’archiviazione di protocolli dello stesso Test (“Zeta-Comp” di Parisi S., Pes P., 1992) . Lo scopo perseguito è stato quello di proporre, attraverso il software, un primo contributo per una pianificazione omogenea e il più possibile unitaria della ricerca sullo Z-Test. Sempre in riferimento a tale Reattivo, la Scuola Romana Rorschach è attivamente impegnata nel relativo lavoro di standardizzazione (effettuato mediante la raccolta e la correzione di protocolli inerenti a un vasto campione di soggetti adulti italiani, psichicamente normali), nonché nelle indagini di applicabilità dello Z-Test sistemico le quali riteniamo siano destinate ad aprire orizzonti di non secondario significato in una serie diversificata di settori di intervento.
Il Rorschach Sistemico
Il Rorschach Sistemico è una tecnica, ideata dalla Scuola Romana Rorschach, che permette di leggere ed analizzare le relazioni che intercorrono in un gruppo o in una famiglia, in riferimento ad uno stimolo esterno che propone tematiche diverse.
L’obiettivo del Rorschach Sistemico è quello di valutare la capacità produttiva sia quantitativa che qualitativa di un gruppo in interazione; per capacità produttiva si intende la capacità del gruppo di condividere ed elaborare aspetti individuali in modo sano ed adattato.
Sottoponendo contemporaneamente il Test di Rorschach ad un gruppo di soggetti, si ha che la produzione di una interpretazione non è più solo processo “associativo” che nasce da un profondo individuale, ma anche un processo collegato agli altri membri del gruppo: in questa particolare situazione possono quindi presentarsi tutta una serie di reazioni e controreazioni sia a livello individuale che a livello di gruppo.
Nel Rorscahsch Sistemico abbiamo quindi più soggetti in interazione di fronte ad un medesimo stimolo e con una consegna vincolante: l’accordo su una risposta; si ha così la produzione di una interpretazione che è inevitabilmente il frutto di un processo collettivo di interscambio tra i membri del gruppo.
Il Rorschach può cogliere allora le dinamiche relazionali di un gruppo, dinamiche che potranno mettere in evidenza caratteristiche personali e strutture difensive in modo ampio e differenziato.
Le Tavole Rorschach hanno la funzione di mezzo di comunicazione, esse creano il contesto, le interpretazioni fornite ne costituiscono il contenuto ed il carattere Evocatore delle macchia ne puntualizza l’aspetto simbolico. Ciascuna Tavola stimola facendo emergere la natura delle persone, gli aspetti problematici ed eventualmente anche quelli a rischio.
Le Tavole vissute come “difficili”, a causa della “relazione” che il soggetto stabilisce con la loro tematica (femminile, maschile, sessuale, di identità, affettiva, ecc.) generano interpretazioni Complessuali, Manifestazioni Particolari, Choc, indispensabili per un quadro diagnostico veramente completo.
L’abbinamento delle due tecniche -Rorschach e ottica sistemica- intende creare un modello metodologico specifico finalizzato alla diagnosi clinica o valutativa della struttura delle relazioni familiari o del gruppo, definita: Diagnosi di personalità della Famiglia o del Gruppo.
La famiglia o il gruppo sono quindi descritti come un sistema al cui interno avvengono scambi ed interazioni tali da caratterizzare in modo esclusivo le sue modalità comunicative.
Nel momento in cui la Tavola Rorschach viene immessa nel contesto in cui agisce il Sistema, questo si modifica ed appaiono evidenti sia le relazioni tra i membri sia le relazioni tra Sistema principale e i diversi sottosistemi.
Nell’uso individuale del Rorschach, ogni Risposta che il soggetto da alle Tavole, può essere considerata come un segmento molecolare di comportamento, cioè come il risultato più o meno adattativo del soggetto nel momento in cui affronta una situazione da solo; la misura della sua capacità di organizzazione si esprime attraverso il livello qualitativo delle Risposte.
Dall’analisi dell’intero protocollo e dalla valutazione Tavola per Tavola, emerge ciò che viene definito comportamento molare, cioè la sua globale capacità e qualità di adattamento.
L’ottica sistemica considera ogni membro di un sistema, come un elemento di un circuito di interazioni che è, a sua volta, l’espressione delle regole che sottendono le modalità di relazione adottate dal sistema stesso.
La lettura delle relazioni che vengono agite durante la somministrazione del Sistemico si avvale, per la sua esplicitazione, della costruzione di mappe sistemiche. Esse hanno il duplice scopo di punteggiare le sequenze di eventi ritenute più significative, e di schematizzare quei momenti in cui l’intero sistema cambia il suo equilibrio, come può essere per esempio la fase della “contrattazione “ di una risposta o in quella di decisione su un accordo.
Si è inteso affidare alle mappe il compito di fissare come vere e proprie istantanee il cambiamento di volta in volta delle varie interazioni, le mappe cioè, hanno sottinteso il rompersi di un dato tessuto relazionale, e l’adeguarsi del sistema al variare delle interpretazioni o delle Tavole. Le interpretazioni diventano un veicolo di relazione.
La lettura in progressione delle varie sequenze ci permette di individuare, nella molteplicità degli aspetti, l’attuarsi delle relazioni intercorse per tutto l’arco di una intera Tavola e di tutto il Rorschach.
La Metotologia
Le fasi di questo processo diagnostico interamente videoregistrati sono cinque:
incontri individuali e familiari/gruppo
raccolta dei Rorschach individuali
raccolta del Rorschach Sistemico
elaborazione e valutazione del materiale raccolto
colloquio familiare/gruppo di restituzione
Il numero dei colloqui può variare rispetto al tipo di famiglia, alla numerosità del gruppo e alla nostra valutazione personale.
Il Rorschach Sistemico viene somministrato da un tester in una luogo munito di specchio unidirezionale alla presenza di un professionista sistemico come osservatore esterno, questo allo scopo di abbinare, ai dati ricavati dal Test, una corretta lettura delle manifestazioni comportamentali e delle dinamiche interpersonali.
La consegna è la seguente: “ora vi porgerò le Tavole, ognuno può dire ciò che vede ciò che vi sembrano, il vostro compito è di mettervi d’accordo su un sola interpretazione”. Le Tavole vengono porte ai membri della famiglia o del gruppo, posti a semicerchio di fronte al somministratore, una per volta, cercando di non direzionarle ad alcuno in particolare. Nel Rorschach Sistemico non vengono eseguite tutte le prove supplementari in uso nel metodo della Scuola Romana Rorschach perché esse si prestano solo a situazioni individuali, ad eccezione della Pinacoteca.
Per ogni Tavola è prevista una fase denominata Inchiesta da effettuare alla fine del Test, necessaria per accertare eventuali particolari ulteriormente evidenziabili.
Tutte le interpretazioni vengono siglate e da queste si ricava uno Specchio dei Computi riassuntivo della produzione della famiglia o del gruppo durante la prova. Nei casi in cui la famiglia o il gruppo non raggiunga accordo in una o più Tavole si sigleranno più Risposte.
Un primo momento di valutazione è il confronto degli Specchi dei Computi dei Rorschach individuali con quello del gruppo. Ad esso si affiancherà la lettura delle relazioni che sono intercorse durante la somministrazione di gruppo.
La restituzione mette in evidenza alla famiglia e/o al gruppo le caratteristiche del Sistema ed indica la natura dei ruoli agiti e la funzionalità o disfunzionalità rispetto al gruppo o alla famiglia. Ciò permette di dare indicazioni sulle aree di miglioramento del Sistema Famiglia o Gruppo.

Il Rorschach Collettivo
Il Rorschach Collettivo nel nuovo sistema ideato dalla Scuola Romana Rorschach, è un modello di somministrazione e spoglio del Test, che consente di effettuare l’indagine su gruppi numerosi (fino a 40 persone).
Il Rorschach Collettivo è stato di recente applicato con risultati molto soddisfacenti in una importante ricerca condotta su commissione dello Stato Maggiore dell’Esercito Italiano.
Il perfezionamento di questo metodo di somministrazione ha permesso di ottenere informazioni raffinate, quali solo il Test di Rorschach può fornire, su molti individui contemporaneamente, con un notevole risparmio di tempo e di risorse, e con elevata affidabilità, garantita dalla puntuale gestione del setting.
Al fine di ottenere un referto Rorschach attendibile (non potendo condurre un’accurata Inchiesta in contesti così ampi), la Scuola Romana Rorschach ha messo a punto una specifica Consegna e un particolare Protocollo di Raccolta con più lati ripiegati, in cui è raffigurata la silhouette di ciascuna Tavola, sulla quale i soggetti sono invitati a delineare le Localizzazioni degli engrammi con una matita a due colori, ed uno spazio specifico sul quale spiegare per iscritto gli elementi che hanno suggerito le risposte.
È altresì fondamentale che il setting di somministrazione rispetti determinati requisiti:
lo schermo sul quale verranno proiettate le Macchie deve essere bianco, senza segni, chiodi o puntine. È importante accertarsi che a tutti i soggetti sia garantita un’adeguata visibilità: a tal scopo, prima di iniziare la Prova, i somministratori si porteranno sul lato esterno dell’ultima fila, e verificheranno personalmente l’adeguatezza della visualizzazione.
va garantita un’adeguata illuminazione dello schermo al fine di evitare riflessi da qualunque angolatura, mentre l’aula sarà dotata di una luce soffusa che permetta ai partecipanti di scrivere agevolmente.
i banchi devono essere larghi e comodi per scrivere, data anche l’ampiezza dei fogli del Protocollo di Raccolta (vanno evitate le sedie con tavoletta pieghevole). Ai partecipanti, che vanno posti a sedere distanziati fra loro, possibilmente alternati, verranno fornite una penna biro e una matita a due colori (rosso e blu).
PROCEDURA DI SOMMINISTRAZIONE
distribuzione di un foglio informativo da compilare con i dati anagrafici, prima dell’inizio della Raccolta
distribuzione del Protocollo di Raccolta del Rorschach Collettivo elaborato dalla Scuola Romana Rorschach
lettura della Consegna e risposta a eventuali domande
proiezione delle Tavole: la durata di ogni proiezione è di 4 minuti (3+1)
